mercoledì 27 ottobre 2010

COSA C'E' DENTRO AL LODO ALFANO?



UN ATTACCO SENZA PRECEDENTI ALL’INDIPENDENZA E ALL’AUTONIMIA DELLA MAGISTRATURA


Sulla Giustizia si è costruito uno scontro tra politica e magistratura con accusa, tanto destabilizzante quanto intollerabile, a quest’ultima di essere addirittura “antagonista” della Giustizia.
 La confusione, la distorsione, quando non addirittura l’artificioso inganno, con conseguente inaccettabile mortificazione e delegittimazione della magistratura, chiamata per Costituzione ad applicare la legge, sono massimi!!.
Il vero obiettivo della Riforma della Giustizia, è l’impunità dei potenti e la mortificazione dei magistrati.
La radicale revisione del sistema giudiziario, suscita inquietudine e timori,e rileva un disegno estremamente pericoloso che rischia di mettere in crisi lo stesso carattere di legittimità, imparziale ed uguale per tutti, della giurisdizione, innanzitutto di quella penale.
Se passasse tale Riforma, le leggi “ad personam” non sarebbero più necessarie, poiché si influirebbe alla fonte, giungendo persino ad impartire direttive alla magistratura.
E’ impensabile consentire alla classe politica di condizionare l’operato della Magistratura, anche alla luce del fatto che, quotidianamente personaggi politici risultano coinvolti in reati di corruzione o di mafia.
 In virtù della suddetta Riforma, troverebbe accoglimento il principio che non tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e questo minerebbe le fondamenta stesse della democrazia.
Non a caso, uno degli elementi caratterizzanti della riforma, è costituito dall’abolizione di fatto dell’obbligatorietà dell’azione penale, a favore di una discrezionalità sottoposta al volere e al controllo del potere politico.
Oggi più che mai, è importante sottoporre all’attenzione di tutti i cittadini alcune semplici verità:

1)      l’obbligatorietà dell’azione penale, prevista dall’art. 112 della nostra Carta Costituzionale, è stata una grande conquista democratica. E’ un principio nato come corollario del generale principio di uguaglianza  di fronte alla legge (art. 3 della Costituzione), ed ha imposto all’organo titolare di un così grande potere, l’ordine giudiziario appunto, l’imparzialità verso tutti i cittadini;
per evitare che, il principio di uguaglianza rimasse solo un valore  astratto, la Costituzione, ha sancito  l’”obbligatorietà dell’azione penale”, ossia il principio in forza al quale chiunque (indipendentemente dalla posizione sociale che occupa, dalla professione che svolge, dall’appartenenza ad un gruppo o ad un partito politico determinati, dalla ricchezza di cui dispone, dal potere che esercita, dalla carica ricoperta, dal colore della pelle, dalla religione che professa, dalla lingua che parla, e così via), commette un reato è chiamato a risponderne. Senonchè, rispettare l’eguaglianza nella doverosa repressione delle condotte violatrici della legge penale non sarebbe concretamente possibile se il pubblico ministero, cui  è affidato l’esercizio dell’azione penale, dipendesse gerarchicamente da altri poteri, ad esempio il ministro della Giustizia ! In tale caso, infatti, il P.M., nel procedere, sarebbe tenuto ad osservare le istruzioni impartite di volta in volta dal potere da cui dipende, con il rischio gravissimo che si creino diseguaglianze, giacchè, si potrebbe procedere contro alcuni e non contro altri, pur avendo violato, gli uni e gli altri la legge penale, unicamente in base a ragioni di opportunità o di interesse!.

2)      L’obbligatorietà dell’azione penale, come espressione del principio di uguaglianza, presuppone un ordine giudiziario autonomo dal potere politico e indipendente, e perciò in grado di esercitare il controllo di legittimità nei confronti di tutti senza altro condizionamento che la legge e altri parametri che quelli previsti dalle norme da applicare;

3)      Lo stesso sistema democratico, così come si è sviluppato negli ultimi due secoli, ha fondato sulla tripartizione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario), e sull’indipendenza della magistratura la sua stessa esistenza, e né si può immaginare una democrazia nella quale il potere politico interferisca, in qualunque modo, nella giurisdizione, per esempio limitando o condizionando l’esercizio dell’azione penale. 

L’obiettivo della classe politica attuale è quello di introdurre un elemento di discrezionalità nell’esercizio dell’azione penale attraverso l’individuazione di priorità, ovvero, per essere chiari, l’individuazione dei reati effettivamente da perseguire, operata dal parlamento, e quindi, di fatto dalla maggioranza parlamentare!
In sostanza, attraverso un deliberato parlamentare, si indicherebbero ai titolari dell’azione penale quali condotte perseguire, in via prioritaria, ovviamente, e quali no, il che significa che il potere politico potrà condizionare il sistema della giustizia penale, fino al punto di determinare un’impunità di fatto per condotte che pure sono penalmente sanzionate.
Alla luce di quanto sopra, è più che evidente che tale discrezionalità  determinerebbe un pesantissimo condizionamento all’autonomia dell’ordine giudiziario, oltre ad un sostanziale arretramento del principio di uguaglianza e un grave rischio per la stessa democrazia in questo paese.



ECCO QUALE RIFORMA DELLA GIUSTIZIA E’ AL VARO :

I COMPONENTI DEL  C.S.M. SAREBBERO ELETTI PER I DUE TERZI DAL PARTITO DI MAGGIORANZA !!! CIO’ NON SAREBBE IN GRADO DI GARANTIRE IL CSM DA LOGICHE LOBBISTICO-CLIENTELARI.
IL CSM NON SAREBBE PIU’ UN ORGANISMO AUTONOMO;
VERREBBE MENO L’OBBLIGATORIETA’ DELL’AZIONE PENALE (PRINCIPIO BASE DELLA DEMOCRAZIA), POICHE’ SAREBBE IL PARLAMENTO A POTERE STABILIRE PERCORSI PARTICOLARI PER LA TRATTAZIONE DI REATI PENALI, I GIUDICI NON SAREBBERO SOGGETTI QUINDI “SOLO ALLA LEGGE”,  MA ESPOSTI ALL’INFLUSSO DI POTENTATI POLITICO-ECONOMICI;
VERREBBE ABBATTUTO IL VINCOLO DI DIPENDENZA TRA PUBBLICI MINISTERI E POLIZIA GIUDIZIARIA, E COSI’ SAREBBE IL GOVERNO A DECIDERE DELLE INDAGINI (MODI, TEMPI ED INDIRIZZI). SI AFFERMEREBBE LA DIPENDENZA DI TUTTE LE FORZE DELL’ORDINE (POLIZIA, CARABINIERI, FINANZA) DAL MIN DEGLI INTERNI, DAL MIN DELLA DIFESA, DAL MIN dell’economia;
AVVERREBBE LA SEPARAZIONE TRA PM E GIUDICI, PER CUI SAREBBE IL GOVERNO A  POTER IMPARTIRE DIRETTIVE AI PUBBLICI MINISTERI . DATO IL SISTEMATICO GRADO DI CORRUTTELA IN AMBITO POLITICO (CORRUTTELA CHJE CONDUCE PERSINO AL TENTATIVO DI SOTTRARSI CON MEZZI LECITI AL CONTROLLO DI LEGALITA’) COME SI PUO’ PENSARE DI DARE AI POLITICI LA POSSIBILITA’ DI DECIDERE SU QUALI INDAGINI EFFETTUARE E QUALI  NO ?
L’INTRODUZIONE  DELLA RESPONSABILITA’ CIVILE DEI GIUDICI ED I CONTYROLLI SUGLI INTERVENTI GIUDIZIARI POSSONO DIVENIRE UN ELEMNTO DI PRESSIONE SULL’AUTONOMIA DEI PM, E DI CONSEGUENZA CONDURRE ALLA PERDITA DI INDIPENDENZA DELLA MAGISTRATURA.
L’AFFIDAMENTO AD ARBITRI PRIVATI DELLE CONTROVERSIE, SOPRATTUTTO IN MATERIA DI LAVORO, CONDUCE A MINORI GRANZIE NELL’APPLICAZIONE DELLA GIUSTIZIA PER TUTTI I CITTADINI.

TALE RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, CONDUCE ALLA PERDITA DI INDIPENDENZA DELLA MAGISTRATURA.
INOLTRE IL VARO DI UN  NUOVO  “LODO ALFANO”, CON VALIDITA’ ANCHE PER I RETAI COMMESSI PRIMA DELLA CARICA, E’ ALQUANTO DI PIU’ INCOSTITUZIONALE SI POSSA IDEARE!!!!!

OCCORRE CONTRASTARE CON FORZA IL TENTATIVO DI INTRODURRE IL PRINCIPIO DIM DISCREZIONALITA’ DELL’AZIONE PENALE E DI LIMITARE  L’INDIPENDENZA ED AUTONOMIA DELLA MAGISTRATURA PER SCONGIURARE LA PERDITA TOTALE DEI NOSTRI DIRITTI COSTITUZIONALI E DELL’ASSETTO DEMOCRATICO DELLA NOSTRA STESSA SOCIETA’.

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