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mercoledì 27 ottobre 2010
SI SCRIVE ARNER, SI LEGGE BERLUSCONI
Ma un aspetto che forse non tutti conoscono è che oggi, ottobre 2010, la Banca Arner (sotto inchiesta) viene pilotata da uomini del mondo berlusconiano. Soci e presidente della filiale milanese, tuttora guardata a vista dalla Banca d'Italia, vestono la maglia del Cavaliere e giocano nelle sue diverse squadre. Dalla Fininvest alla Publitalia e alla stessa Mediolanum.
di Biondani Paolo - Piana Luca
LA RAGNATELMN SI SCRIVE ARNER si legge Berlusconi Imisteri attorno alla Berlusconi Bank non svaniscono. Tutt'altro. Anzi, si infittiscono e la magistratura avrà ancora da lavorare parecchio per capire cosa ci sia dietro la ragnatela delle off shore. L'istruttoria, nata da una denuncia-choc della Banca d'Italia, ha portato le procure di Milano e Palermo ad accusare di riciclaggio la filiale italiana della Banca Arner. E ha condotto alla ribalta le cucine e saloni vista mare delle case di Antigua, comprate dalla Flat Point, la scatola esotica in cui Silvio Berlusconi ha versato 22 milioni di euro per acquistare terreni e ville sull'isola. Il piccolo istituto di Lugano aveva fatto fortuna nei primi anni Novanta, come spiegano le sentenze dei processi Mills e All Iberian, gestendo fondi neri del premier. E la sua controllata milanese, con uft fici in corso di Porta Venezia, era nata seta te anni fa raccogliendo capitali e intrattenendo rapporti proprio con molti fedelissimi del Cavaliere, dalla famiglia dell'av• vocato Cesare Previti a Ennio Doris, l'uo• mo che, con il sostegno finanziario della • Fininvest, ha costruito e lanciato il gruppo bancario e assicurativo Mediolanum.
L'inchiesta dei pm per riciclaggio. 11 tesoro di Ciancimino. Il Grand Hotel di Acampora. E un paradosso: nella banca rinnovata soci e manager legati al Cavaliere DI PAOLO BIONDANI E LUCA PIANA Ma un aspetto che forse non tutti conoscono è che oggi, ottobre 2010, la Banca Arner (sotto inchiesta) viene pilotata da uomini del mondo berlusconiano. Soci e presidente della filiale milanese, tuttora guardata a vista dalla Banca d'Italia, vestono la maglia del Cavaliere e giocano nelle sue diverse squadre. Dalla Fininvest alla Publitalia e alla stessa Mediolanum. Un paradosso dal quale vale la pena iniziare se si vuole raccontare gli intrighi della Arner. Partiamo quindi dall'epilogo della vicenda, da cosa sta succedendo oggi.
Per riprendere l'attività a Milano e uscire dal commissariamento, la Arner Italia ha dovuto dare alle autorità di vigilanza una dimostrazione di aver cambiato registro, accogliendo nuovi azionisti e dando spazio al vertice a manager arrivati dall'esterno. Proprio in questi passaggi, però, si è confermata la vicinanza alla galassia Berlusconi. Presidente della "nuova" Arner Italia è infatti diventato Ferdinanzo Superti Furga, un commercialista che ricopre numerose cariche nelle società del premier e, in particolare, presiede il collegio sindacale di Fininvest, Monda-dori e Mediolanum. Tra i soci della filiale di corso di Porta Venezia, poi, ha fatto il suo ingresso la CPartners, che ha rilevato una quota del 9,5 per cento e si è garantita un'opzione per salire fino al 30 per cento. Il nome dice poco: la CPartners è una minuscola società di consulenza nata appena nel luglio 2008. Tra i suoi azionisti, però, spicca Maurizio Carfagna, 63 anni, un manager vicinissimo a Doris. Tra le altre cariche nel suo gruppo, infatti, è anche il numero uno di H-Invest, la società che cura la diversificazione e gli investimenti della famiglia del patron di Mediolanur. LE INCHIESTE. La Arner, dunque, è al centro di numerose inchieste sul mondo off shore di persone del giro berlu- Giovanni Acampora. A sinistra: la banca Amer a Lugano *** ESCLUSIVO sconiano. In particolare i magistrati ipotizzano che alcuni clienti della banca abbiano usato una cortina di società estere per nascondere, da una parte, soldi sporchi di Cosa nostra (in particolare una fetta del tesoro di Vito Ciancimino, il sindaco mafioso del sacco edilizio di Palermo) e, dall'altra, il bottino di gigantesche corruzioni. Uno dei protagonisti è Giovanni Acampora, ex militare della Guardia di finanza, poi avvocato d'affari e amministratore fiduciario del comparto estero Fininvest, quindi condannato con sentenze definitive per aver corrotto il giudice civile di Roma che, tra il '90 e il '91, costrinse la banca statale Imi a versare 670 miliardi di lire netti agli eredi Rovelli. E che negli stessi mesi, con un'altra sentenza comprata (questa volta con fondi off shore targati Fininvest), regalò a Berlusconi la casa editrice Mondadori. I MISTERI DI VIA VENETO. Nel 2001, tra un rinvio a giudizio e l'altro, l'avvocato-imputato Acampora compra due palazzi storici a Roma. L'acquisto nasce male: un suo cliente, Simone Chiarella, genero di Gaetano Caltagirone, lo accusa di avergli rubato l'affare e lo denuncia per truffa contrattuale. Acampora viene assolto. Poi si ritrova inquisito per presunti abusi edilizi, ma alla fine ottiene i permessi Il presidente della filiale italiana è sindaco di Fininvest e Publitalia. E uno dei soci è legato a Ennio Doris per ristrutturare e unire i due immobili, creando un albergo di lusso, inaugurato nel 2009. "L'espresso" ha verificato che, all'inizio, la proprietà del Grand Hotel di via Veneto 155 era intestata a un primo nucleo di società lussemburghesi, che Acampora ha italianizzato. Il suo primo alleato era Amedeo Ottaviani, noto albergatore romano imparentato con Gianni Letta, ma l'intesa si è rotta dopo alcuni mesi. A quel punto l'intera struttura proprietaria cambia. I palazzi di via Veneto finiscono a due società lussemburghesi (Karsira e Centocinquantacin-que) intestate a un fiduciario canadese di origine italiana, Charles Bisante, notaio a Beaconsfield, Montreal. Chi è il "fiduciante", il vero proprietario? Un mistero ancora irrisolto: la Corte d'Appello ha infatti bloccato la richiesta di sequestrare l'albergo. Proprio perché il vero proprietario è ancora coperto dall'off shore. Quando nel 2006 la Cassazione lo ha proclamato colpevole, Acampora si è La villa di dichiarato Silvio Berlusconi nullatenenadAntigua te, evitanL'impero delle 97 off shore Sono almeno 97 le società off sture at ibdb a Silvio Berhaooni nei processi milanesi. Le prime senterra definitive, che hanno dichiarato la prescrizione del rado di falso in bilancio (modificalo nel 2002 data sua maggioravo), riguardano un sistema di 64 off spore, scoperte a patire dal '94 e finanziate da una società-cassaforte chiamata Ali Iberian. Attraverso Quei conti .occulti. M aziende di Bsvpe orni eycbbuo mosso dea 1.550 miliardi di Ike, secondo raccusa, usati per scalale occulte (Stando), per auree le leggi an I-mcrwpoiic (Tirlepi L 7ieiedrnco), per fimaM. e Crani e per versare tangenti ai giudici di Roma contai dagli evocali Puevitl, Acampora e Pacifico. La Mitigatone Propertiss avrebbe scaricalo sul'azienda pure le spese della vita aie Bermuda. I processi ancora aperti rigusidato albe 33 sodati a0 sbava (ma relunco à irtcontpiato) che secondo i pm De Pasquale e Roderlo avrebbero anlodila fondi neri .persoaal• di BerkaconE oltre 360 milioni di dollari che, seconde rauxusa, saebbero usciti dalle casse arierdai comprando a prezzi gonfiati I dirmi! televisivi per 1 flim amrericatl, made a un accordo vertermele coni mediatore Frank Affama. Da qui è emersa ardue la comzione dei testimone David 1tlIFfi condannato in primo e secondo grado, ha ottenuto la prescrizione in Cassazione grazie alla logge ea Cirielli.
do di risarcire le vittime. In compenso il castello societario che controlla il Grand Hotel in quegli anni è diventato sempre più ricco: nel 2005 un anonimo finanziatore versa 23,4 milioni, nel 2008 altri 8,5. A gestire il patrimonio, ancora intestato al fiduciario canadese, è la Arner, che attraverso l'Italia può spostare soldi senza problemi nei paradisi fiscali. Un sistema che entra in crisi nel 2008, quando negli uffici di corso Venezia irrompono Bankitalia e ('antimafia. IL TESORO DI DON VITO. Francesco Zummo è un costruttore siciliano condannato per «favoreggiamento reale» di Ciancimino: l'istruttoria di Giovanni Falcone lo identificò come il «prestanome» che nascondeva 36 dei 43 miliardi di lire che furono sequestrati al sindaco mafioso negli anni Ottanta. Due anni fa un pm di Como, indagando su un giro di spalloni, intercetta Nicola Bravetti, presidente e cofondatore della Arner: il banchiere sta spostando soldi per un signore che gli telefona dalla Sicilia, sempre e solo da cabine pubbliche, presentandosi come «Moro». L'inchiesta passa a Palermo, dove i pm smascherano il chiamante: è Zummo, che vuole portare alle Bahamas 13 milioni di euro, depositati su un conto off shore intestato a sua moglie e gestito da Bravetti. L'incontro decisivo si tiene nello studio di un avvocato-manager milanese, Paolo Sciumè. E per questo il processo ora viene trasferito a Milano. Dove i pm stanno cercando di verificare se ci siano soldi sporchi dietro le «sistematiche violazioni delle norme antiriciclaggio» che, dopo l'arresto di Bravetti, avevano portato al commissaria-mento di Amer Italia e al clamoroso rapporto di Bankitalia che ha fatto scoppiare tutto I'affaire.
http://www.rassegnastampa.comune.roma.it/View.aspx?ID=2010102816957145%EF%BB%BF
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